Sono finiti gli anni in cui il primo agosto le città diventavano un deserto, le fabbriche chiudevano i cancelli, i negozi sbarravano le serrande, e l’Italia intera si metteva in viaggio verso il lido più vicino, con un’intera casa stipata sul portapacchi della Fiat 126. So che tra voi che mi state leggendo ci sono anche liberi professionisti, negozianti, dipendenti che hanno deciso di passare l’estate in città, col nobilissimo intento di continuare a svolgere il proprio lavoro per poi, auspicabilmente, concedersi qualche piccola pausa fuori stagione.
Io, dopo un anno bellissimo ma faticoso e un’estate, quella passata, trascorsa ad abbronzarmi alla luce fredda dello smartphone, ho deciso, stavolta, di staccare completamente per tutto il mese di agosto. Non sarò del tutto offline: vi svelerò certamente qualche particolare dei miei viaggi (vi ho già “spoilerato” che sarò a uno stupendo festival di musica tradizionale sulle montagne dell’Abruzzo), ma cercherò di centrare il proposito che la parte apprensiva/produttiva di me cercherà in ogni modo di osteggiare: quello di non lavorare.
Gli hashtag dell’estate (valgono sia per il mese di luglio che per il mese di agosto) non sono pensati solo per chi si chiuderà alle spalle il portone di casa e attraverserà regioni, paesi e continenti, ma anche e soprattutto per chi riscoprirà il piacere di vivere i mesi caldi nella propria città.
#viaggiaresottocasa
Questo è un hashtag bellissimo, di quelli che avrei voluto creare io. Invece è nato dalla testolina geniale di @rob.giu, alias Giulia Robert (eh sì, si chiama davvero così). che è una torinese come me, e si occupa di comunicazione social. Vi consiglio di fare un giro sul suo sito web, anche se è seguendola su instagram che potrete capire quanto è ironica, simpatica, intelligente, e secondo me anche profondamente buona (e di questi tempi, in cui “buonista” è utilizzato come insulto, la bontà mi pare una qualità piuttosto rivoluzionaria). Ecco qualche sua foto:
E l’hashtag #viaggiaresottocasa? È dedicato a tutte le meraviglie che ci circondano quotidianamente, di cui spesso non ci accorgiamo perchè le diamo per scontate: il campanile della chiesa del nostro quartiere, il pulmino vintage parcheggiato all’angolo della strada, la gelateria storica più buona della città, un filo di lenzuola candide stese al sole. Si tratta di avere nuovi occhi, come diceva Proust, ma in maniera amplificata, perchè attraverso i social prendiamo in prestito anche gli sguardi degli altri.
È un hashtag semplicemente perfetto per chi non può concedersi, adesso, il lusso di partire per un viaggio, ma certamente può indulgere nel piacere di fare il turista nella propria città (attività che consiglio anche in tutto il resto dell’anno).
#setulovuoi
L’estate in città (tema che rivendica il suo fascino dai tempi di Azzurro), ha molto a che fare anche con la cosa di cui vi voglio parlare ora. Si tratta un libro, il libro che vedete nella foto qui sotto (se lo leggerete capirete che il tè freddo non è assolutamente lì per caso), e si intitola “Se tu lo vuoi”:
L’ha scritto Valeria Fioretta, autrice del blog Gynepraio, ed è un romanzo che fa venire voglia di ridere, sgranare gli occhi, mangiare cioccolato e a tratti fa venire anche i brividi sulla schiena. Ve ne parlo perchè Valeria mi ha proposto, qualche mese fa, di fotografare il suo libro. Non il libro in carne (carta?) ed ossa ma proprio la storia che c’è dentro. Sulle prime mi è sembrata un’impresa difficile, ma poi, dopo averlo letto, mi sono ritrovata piena di ispirazione e affetto per questo racconto (che peraltro è ambientato tra le strade di Torino), e ho scattato alcune foto, tra cui quella che vedete qui sotto:
A questo punto mi pare doveroso spiegare che Margherita, la protagonista, che ha molto dell’ironia brillante dell’autrice, ha l’abitudine di stendere continuamente liste: libri da leggere, cibi da acquistare, film da vedere, telefonate da fare. Ho scattato altre tre foto, a cui sono molto affezionata e che condividerò con voi nelle prossime settimane.
E l’hashtag? La proposta di Valeria è molto, molto carina. La prima cosa da fare, naturalmente, è procurarvi il libro, che è disponibile sia in versione cartacea che digitale (credetemi, è un ottimo investimento, io ho perso due interi pomeriggi di lavoro perchè non riuscivo a smettere di leggerlo 😅).
Il passaggio successivo è fare quello che ho fatto io, cioè provare a scattare una foto che rappresenti, in qualche modo, la storia.
Può essere un paesaggio cittadino, una caratteristica che condividete con il personaggio, un gesto che riconoscete come vostro. Quanto avrete trovato il vostro soggetto, immortalatelo con una foto e usate il tag #setulovuoi, taggando anche me e @gynepraio. Io e Valeria saremo, oltre che curiosissime, molto felici di ospitare nelle nostre stories i vostri scatti. Tutte le foto poi verranno raccolte in una gallery apposita sul suo blog Gynepraio.
#portasulmondo
Sono mesi che voglio proporvi di usare questo hashtag, e finalmente è arrivata la stagione giusta: il tempo dei viaggi, delle esplorazioni, degli sguardi curiosi attraverso i buchi della serratura.
L’ha inventato Giulia di @openbijoux, che fa esattamente quello che ogni crafter dovrebbe fare: vende gioielli, ma in cambio regala ispirazione. Le sue foto, e spesso anche le sue creazioni, sono accompagnate da racconti pieni di fascino e poesia, come potete intuire osservando queste immagini tratte dalla sua gallery:
L’hashtag #portasulmondo è nato dalla sua passione per i portoni (come darle torto!): bellissimi da vedere, facili da fotografare e perfetti per immaginare storie accadute al di là delle serrature.
Uno dei compiti delle vacanze è il seguente: che siate nella vostra città o in un luogo esotico, andate a caccia di portoni, immortalateli e contribuite alla crescita di questo stupendo hashtag.
#baletter
Conoscete già in tantissimi questo tag lanciato da @balenalab_copywriting. Loro sono Chiara e William e si occupano di scrivere parole per il web (quelle giuste). Il loro payoff, che mi subito ha conquistata, è “raccontaci il tuo segreto, lo diremo a tutti”.
Sono perdutamente innamorata anche del progetto che stanno portando avanti sui social in queste settimane: le #baletter. Come si intuisce dalla parola, che molto opportunamente richiama l’animaletto presente nel loro nome, sono delle lettere, che Chiara e William hanno iniziato a mandarsi tra loro e poi hanno proposto al loro pubblico di Instagram come esercizio creativo. Qui trovate il post con cui hanno presentato il progetto:
Nelle ultime righe di questa didascalia c’è una frase che mi commuove: “le baletter servono a ricordarci che quando scriviamo stiamo sempre scrivendo a qualcuno”. È un’affermazione molto vicina al modo in cui credo dovremmo vivere il web, e anche allo spirito con cui, qualche mese fa, io e @latatamaschio abbiamo lanciato l’hashtag #hounastoriaperte.
Per prima cosa, quindi, vi consiglio di scorrere il tag #baletter e di perdervi nel suo vortice di immagini e parole.
Poi potete lanciarvi nell’ultimo compito di queste vacanze: riscoprire il piacere della corrispondenza scritta. Potete indirizzare le vostre lettere a Chiara e William, a un amico reale o immaginario, o anche a voi stessi. Io non vedo l’ora di leggerle.
Questo è tutto. La prossima “infornata” di hashtag arriva a settembre. Fatemi sapere che ne pensate, come sempre, qui o su Instagram e ricordatevi di usare sempre anche il tag #feliceadesso per condividere con me le vostre parole e i vostri scatti.

Instagram-prof
Tutti abbiamo dentro delle storie stupende. Io aiuto a raccontarle con immagini e parole
Bellissimi questi hashtag, il primo lo affiancherò al mio #seisempreingiroitaly quando vado a esplorare il mio territorio e la mia lombardia, e anche gli altri per le mie vacanze, e corro subito a prendere il libro di Gynepraio 🙂
Grazie mille! Molto carino anche il tuo hashtag! 🙂