Lucio adesso usa mani e piedi per spostarsi. Quand Lucio adesso usa mani e piedi per spostarsi. Quando esce da una stanza ed entra nel corridoio emette sempre, senza eccezioni, un verso gorgogliante e acuto che testimonia entusiasmo e brivido dell’ignoto. Se io sono in un’altra camera mi trova seguendo il suono della mia voce, e poi ride di gusto, rivelando un dente e mezzo sulle gengive scoperte. Se è a terra mentre siamo seduti a tavola, sposta le sedie e pare che i folletti abbiano animato l’arredamento. 
Lucio ora mangia le fragole con le mani e poi parlotta con le labbra macchiate di rosso. Qualche volta intuisce che sto per fargli il solletico e inizia a ridacchiare con un secondo di anticipo, e allora mi sembra grande, grandissimo.
🌸
Poi, dopo aver svuotato ciotole di cibo e esplorato chilometri di parquet sbrecciato, afferra la mia maglia con entrambe le mani e strofina il viso sul mio petto. In quel momento lo raccolgo, lui si rannicchia afferrandosi un piede, e il latte tiepido lo riporta alla sua prima casa, che poi sono io. 
Lucio la notte, nel sonno, si gira sul fianco e agita le braccia per sfiorarmi con la punta delle dita. Così io disegno una C intorno al suo corpo, che si inserisce perfettamente nello spazio compreso tra le mie ginocchia e il mio mento. E allora mi sembra piccolo, piccolissimo.
#hounastoriaperte #feliceadesso #9mesi
“Custa cita a’s pentna cun l’eva”, cioè “questa bambina si pettina con l’acqua”, diceva mia nonna, dalla porta del bagno, mentre sorrideva scuotendo la testa.
La consapevolezza di essere riccia è arrivata intorno ai 12 anni, e per molto tempo mi sono sentita l’unica sulla faccia della terra. Erano gli anni ‘90, e l’aspirazione, perlomeno tra noi preadolescenti piemontesi, erano caschetti lisci e setosi. Non senza un po’ di imbarazzo, quindi, ho iniziato a tentare dei gesti che aiutassero la mia chioma a disporsi a spirale. Uno, appunto, era inumidirla con l’acqua, sollevando schizzi sugli specchi anni ‘70 dell’anziana Maria. Un altro consisteva nel far depositare le ciocche sul palmo della mano e poi stringere fortissimo il pugno per imprimere meglio le onde. Non sapevo se fosse opportuno, anzi a dire la verità avevo quasi la sensazione di “barare”. 
Da qualche settimana a questa parte ho scoperto che sul web esiste una vera e propria tribù digitale di cultori dei boccoli, e che alle mie ormai consolidate azioni per acconciare i capelli corrisponde un lessico complesso e articolato, quasi un oscuro linguaggio magico per i non iniziati. L’atto di comprimere i ciuffi nella mano, ad esempio, si chiama “scrunch”. E sapete che c’è? Ora che so che ha un nome, e che non sono la sola a farlo, mi viene meglio. I capelli si arricciano di più.
💆🏻‍♀️
Così al di sotto dei miei boccoli, in questi giorni, hanno preso forma due considerazioni. 
La prima è che, probabilmente, le cose che possiedono un nome acquistano un diritto all’esistenza più potente e profondo. Pensiamoci quando si discute, ad esempio, dell’opportunità di utilizzare termini come ministra, ingegnera e avvocata. 
La seconda è che, a vent’anni dall’imbarazzante solitudine delle scuole medie, sono grata per il senso di comunità che può generare il web, seppure su un tema frivolo e leggero come la forma dei propri capelli. 
Non l’avresti mai detto, cara nonna Maria, che “pentnese cun l’eva”, perlomeno qui su Instagram, si chiama “refresh”. 😁
#curlygirlmethod #feliceadesso #etnografiadigitale
Fotografare fiori come cura per l’anima. 🌈 Su Fotografare fiori come cura per l’anima. 🌈 Sul blog tre hashtag per ritrovare, attraverso i nostri post, la bellezza delle stagioni che scorrono, nonostante tutto.
Li trovate, come sempre, al link in bio ⬆️
[La gente normale compra i fiori alimentari di @agrimani.bio per mangiarli, io invece li fotografo 😂]
#ifioricolorarcobaleno #fiorireconlarte #scattidistagione #feliceadesso
[un anno dal grande annuncio 💗] Un anno fa resp [un anno dal grande annuncio 💗]
Un anno fa respiravo per te, e ora avvicino il mio viso al tuo per sentire l’aria delle tue narici sulla pelle. 
Un anno fa il tuo nome era un misterioso segreto, ora lo ripeto centinaia di volte al giorno, riempiendolo di suffissi e carinerie.
Lucino, Lucetto, salmoncino mio che nuoti nell’immenso mare delle cose, un anno fa eravamo un corpo solo. 

Ora teniamo entrambi i capi di una corda che va dal pavimento alla mia sedia. E poi dal bagno alla stanza accanto. A volte perfino dal marciapiede del quartiere a questo ultimo piano o addirittura da casa di tua nonna alla stanza dove io, china sul computer, stiracchio i muscoli di mani e pensieri.

C’è una canzone antica che dice “con cinquecento catenelle d’oro hanno legato lo tuo cuore al mio”. Io ti prometto, pesciolino mio, che con quelle catenelle ci puoi fare pure il giro sei sette mari
del mondo. Io sarò sempre lì ad aspettarti, dall’altra parte. 
#legamidipancia #raccontatimamma #feliceadesso
Il post con gli hashtag di febbraio è online! ✨ Per i nuovi arrivati, si tratta di un appuntamento (quasi) mensile, in cui presento, sul mio blog, hashtag utili per sperimentare nuovi stili fotografici e conoscere nuove community. Stavolta trovate ben due challenge tematici (ideali per i nostalgici di #gioiedinatale), e anche un’app favolosa di cui non potrete più fare a meno! 🌈
Trovate tutto, come sempre, al link in bio ⬆️
[@green_rebi, @ggluisanna, @3autunni e @peruzziscrive, se vi fischiano le orecchie guardate qui 😉]
C’è una cosa che ho imparato ultimamente, e che C’è una cosa che ho imparato ultimamente, e che forse ha davvero a che fare con il diventare adulta: il valore della singola volta. 
Fino a poco tempo fa ero abituata a pensare che un’azione avesse senso solo se ripetuta per mesi, anni: fare sport una volta alla settimana, studiare la stessa cosa tutti i giorni, avere un gruppo di amici, sempre gli stessi, con cui vedersi ogni weekend, portare avanti un progetto strutturato, con risultati misurabili e a lungo termine.
Da qualche tempo ho capito che gli eventi che condizionano la nostra esistenza e quella degli altri, sono in verità singole, uniche volte. Quel giorno in cui un anziano astigiano mi ha raccontato tutta la sua vita, in dialetto. Quella volta che ho danzato sulla piazza di un paese sconosciuto, celato tra i monti dell’Appennino Emiliano. Quel giorno in cui mi sono fermata ad ascoltare un canto proveniente da una finestra nell’entroterra ligure, con un minuscolo Lucio nella fascia, raccolto sul cuore. 
Mentre penso a questo mi sembra di rivedere mio padre che posava un libro accanto all’altro su degli scaffali di acciaio, anni fa. Quegli scaffali, giorno per giorno, sono diventati la biblioteca del paese (che ora porta il suo nome). Ma secondo me lui lo sapeva benissimo, che l’importante non era la quantità di libri, la catalogazione DEWEY, nemmeno la biblioteca in sè, ma gli unici, irripetibili incontri tra i lettori e le loro pagine. Tant’è che qualche volta, specie agli utenti  più giovani, “faceva arrivare” magicamente i volumi che desideravano, dopo un giro in libreria, in tempo per la visita successiva. 
Che dire, papà, ci ho messo trentaquattro anni, ma adesso l’ho capito. Che in verità tutti i progetti, tutte le vite, tutti gli amori, specie i più grandiosi, sono costituiti da una sequenza di preziose, irripetibili singole volte. #feliceadesso #hounastoriaperte
Ciao 2020, resterai sempre l’anno in cui mi sono Ciao 2020, resterai sempre l’anno in cui mi sono immersa in me stessa così a fondo che siamo tornati in due. ❤️ #feliceadesso
Ah, queste mani. Che sollevano, sistemano decorazi Ah, queste mani. Che sollevano, sistemano decorazioni, cullano, danzano, carezzano, preparano set fotografici. Toccano schermi, cambiano vestiti, ritoccano foto, scrivono messaggi, stringono manine quasi uguali a loro. Puliscono, lavorano, solleticano, giocano, e ogni tanto asciugano qualche lacrima. 
Queste mani così impegnate che ogni tanto penso di averle perse. E invece non sono mai state così mie. 
#cuorecreativo #gioiedinatale
All’improvviso, in cucina, con il tg acceso sull All’improvviso, in cucina, con il tg acceso sulle ultime notizie e una neve bagnata che cadeva sui tetti, l’ho sentita. Somigliava all’aria satura di fumo delle stufe a legna. Al calore delle mani tuffate nelle tasche del cappotto pesante. Al profumo dei mandarini che aleggiava nei corridoi della scuola, quando “Christmas” era una parola esotica e internet pura fantascienza. Al Natale un po’ plasticoso degli anni ‘90, con tutti i suoi brillantini fuori posto, e alla magnificente gelida bellezza dell’inverno, che invece esiste da sempre.
Lì, sulla poltrona accanto al frigo, davanti alla tavola ancora apparecchiata, l’ho percepita chiaramente: la sensazione che in realtà la felicità è vicina, così vicina che basta tendere appena la mano per afferrarla. 🌲
#gioiedinatale #allyoucantexture
Ci siamo! Il calendario dell’avvento #gioiedinat Ci siamo! Il calendario dell’avvento #gioiedinatale 2020 è arrivato! In quest’anno decisamente eccezionale ho ideato delle sfide creative quotidiane pensate per smuovere, a piccoli passi, la creatività sopita da questi lunghi mesi incerti. I piccoli challenge che vedete nell’album prevedono la realizzazione di foto, stories e video, e sono pensati per sciogliere gradualmente dubbi e piccole paure (compresa la timidezza, of course!) sotto la guida della vostra fedele Instagram-prof 👩🏻‍🏫 
⭐️
Come partecipare? Salvate questo post per tenerlo sempre sottomano e condividetelo nelle stories con l’icona a aeroplanino per invitare i vostri amici! Tenete d’occhio le mie stories, perchè ogni mattina approfondirò il challenge del giorno con esempi e piccoli tutorial. Domani, 1 dicembre, si comincia!
⭐️
Naturalmente, non è obbligatorio svolgere tutti i compiti quotidiani, ma provarci è una bella sfida! Come potete vedere dall’elenco qui sopra ho inserito anche dei giorni di pausa, in cui potete recuperare gli arretrati o dimenticare il telefono in un cassetto (consigliatissimo!)
⭐️
Come vedete da questo favoloso disegno realizzato da @segui_le_briciole, ci ho immaginati nelle nostre città, dietro le finestre accese, sotto una grande notte stellata. Probabilmente quest’anno siamo geograficamente più lontani che mai, ma non mi stancherò mai di ripetere che se c’è una magia che questi piccoli schermi che teniamo in mano sanno fare, è ricordarci che abbiamo sogni simili, e che li facciamo tutti osservando lo stesso cielo.
⭐️
[come sempre, trovate l’elenco dei temi anche sul mio blog, al link in bio ⬆️]
  • Skip to primary navigation
  • Skip to content
  • Skip to primary sidebar
  • Home
  • Chi sono
  • Contatti
  • Hashtag del mese
  • Tutti gli hashtag
  • Consulenze e corsi
    • Una consulenza con la prof
    • Corso individuale

Marta Pavia

Instagram prof

You are here: Home / usare bene Instagram / Quella volta che ho chiesto a Instagram di smettere di seguirmi

usare bene Instagram · 12/11/2018

Quella volta che ho chiesto a Instagram di smettere di seguirmi

Ho una storia da raccontarvi: una storia strana, che comincia bene e finisce bene, ma in mezzo è successo qualcosa che mi ha fatta pensare moltissimo al mio lavoro e al modo in cui tutti noi ci rapportiamo con questi meravigliosi, complicati e anarchici strumenti che sono i social network.

Il repost

Tutto è cominciato quando un mese fa il profilo ufficiale di @instagram ha ripostato una mia foto. Era un sabato qualsiasi, stavo prendendo una tisana con il mio compagno e la mia mamma e SBAM: sono stata travolta da decine, centinaia di notifiche. Se volete vedere la mia faccia qualche secondo dopo la rivelazione l’ho immortalata in una story in evidenza. Nel post qui sotto racconto più o meno com’è andata, compreso il fatto che un dipendente di Instagram, qualche giorno prima, mi avesse avvisata, ma io non ci avessi creduto:

View this post on Instagram

E così una settimana fa è successo: Instagram mi ha repostata. Questa foto, che avevo pubblicato il 15 maggio sul mio profilo, è stata condivisa da @instagram in persona il 6 ottobre, per festeggiare l’ottavo compleanno dell’app. 🍫 È stato un po’ come quella volta che ho vinto un uovo di Pasqua gigante alla lotteria del negozio sotto casa. “Guarda che l’hai vinto tu, sul serio! Pesa cinque chili!” mi ha dovuto ripetere più volte la panettiera, con voce giuliva, mentre mi porgeva il sacchetto del pane. Il fatto è che, come con l’uovo di Pasqua, non ci ho creduto subito. C’era stato, qualche giorno prima, un commento che mi avvisava delle intenzioni di Instagram (lo trovate ancora sotto il post di maggio) ma io non mi ero fidata! “Figuriamoci se su un miliardo di utenti ripubblicano proprio me! Anzi questo tizio vorrà la mia mail per hackerarmi il profilo” ho pensato, orgogliosa di questo mio inedito moto di astuzia. Così, sabato scorso, quando ho visto arrivare una quantità inaudita di notifiche, non ho capito subito. Ho iniziato a intuire qualcosa dopo un messaggio vocale di @val_ina: “apri Instagraaaam, sei su Instagraaaam!”. Cosa? In che senso? Insomma per farla breve prima sono stata incredula, poi felice e orgogliosa come se avessi ricevuto una laurea ad honorem (non credo che esista una parola per esprimere la sensazione che si prova davanti alla notifica “@instagram ha iniziato a seguirti su Instagram”). ❤️ La conseguenza è che sono approdate a questo profilo qualcosa come settemila persone nuove (e ne stanno ancora arrivando!) e sono divisa tra la responsabilità di raccontare la mie storia a così tanta gente e la tentazione di perdermi a osservare le loro vite in tutti gli angoli più remoti della terra. Ma la cosa che mi ha stupita di più è stato l’abbraccio virtuale che ho ricevuto da tutti voi. Sono commossa all’idea che qualcuno abbia a cuore i miei successi quanto (o forse ancor più di) me. Siete stupendi, e riscaldate l’anima almeno quanto quei cinque chili di cioccolato. 🙏🏻 #feliceadesso #myinstagramlogo

A post shared by Marta Pavia – #feliceadesso (@zuccaviolina) on Oct 14, 2018 at 3:41am PDT

Ovvio che sono stata enormemente felice di aver ricevuto questo riconoscimento, che sta all’instagramer più o meno come una laurea ad honorem sta ad un accademico, e mi ha fatto ancora più piacere l’abbraccio virtuale in cui tutti voi mi avete stretta dopo averlo saputo.

I nuovi follower

Naturalmente dopo il repost sono stata raggiunta da centinaia, anzi migliaia di persone nuove da tutto il mondo. Il profilo stesso di Instagram, con mia immensa soddisfazione, è entrato a far parte dei miei seguaci.

Follow di Instagram.png

Ho avuto un po’ di ansia al pensiero che così tante persone entrassero a far parte della mia community, e che la maggior parte di esse non parlasse l’italiano (mi devo decidere a imparare l’inglese prima o poi), e le ho messe a tacere preparando una piccola story di presentazione in inglese (piena di strafalcioni, lo so).

Ma quando smettono?

Il fatto è che la valanga di nuovi follower, che avevo previsto si sarebbe esaurita nel giro di qualche giorno, non smetteva di travolgere il mio profilo. Dopo circa una settimana avevo raggiunto la ragguardevole cifra di 31.000 follower, circa 10.000 in più di quelli che avevo al momento del repost. Anche per una persona come me, decisamente poco avvezza ai numeri (come affermo, ironia della sorte, proprio nel post originario che instagram ha riproposto) una tale cifra iniziava ad essere vagamente sospetta.

Schermata 2018-11-11 alle 17.07.53.png

Questo screenshot è tratto da un sito utilissimo che si chiama Ninjalitics, che vi permette di visualizzare le statistiche pubbliche di qualsiasi profilo Instagram, vostro o di altri (saldo tra followers persi/guadagnati ogni giorno, tasso di engagement, post recenti con le migliori prestazioni). Come potete vedere dopo il repost la crescita è stata esponenziale e quasi incontrollata.

Devo iniziare a preoccuparmi?

Con il passare delle settimane la situazione non accennava a cambiare. “Ti seguono persone nuove, qual è il problema?” mi diceva qualcuno. Il fatto è che i profili di questi nuovi seguaci mi impensierivano un po’: alcuni erano totalmente privi di foto, altri cambiavano drasticamente numero di followers/followings nel giro di pochi minuti, e il 90% proveniva da paesi asiatici nei quali mi sembrava impossibile potesse esistere un tale genuino trasporto verso il profilo di una qualsiasi “instagram-coach” italiana, che conduce le sue giornate fotografando foglie secche, gatti e tasti di pianoforte.

A un certo punto ho maturato una tragica e inconfutabile consapevolezza: erano finti. Almeno una buona percentuale delle persone che iniziavano a seguirmi (a ondate di circa 400-500 al giorno) era composta da profili falsi, hackerati, o appartenenti a persone che stavano facendo uso di bot o di software poco raccomandabili per tentare di aumentare artificialmente la propria popolarità.

Ok, ho l’ansia

Non sono una persona che brilla per razionalità e sangue freddo, ma credo che al mio posto chiunque avrebbe cominciato a preoccuparsi un po’. Non solo il fenomeno non accennava a diminuire, ma io iniziavo a perdermi notifiche importanti, perchè la mia schermata home era costantemente piena di avvisi sui nuovi profili arrivati, tra i quali tutto il resto si perdeva come una goccia nel mare.

follower.jpg

Inoltre, la mia percentuale di seguaci italiani, cioè tutte le persone che verosimilmente avevano iniziato a seguirmi con cognizione di causa e per sincero affetto verso il mio lavoro, iniziava ad assottigliarsi sempre di più, passando da un dignitosissimo 83% a un preoccupante 52%, come potete vedere da questi screenshot delle mie statistiche.nazionalita_follower.png

Cosa posso farci?

Naturalmente a questo punto ho iniziato a domandarmi come affrontare la questione. Ho scritto all’assistenza di Facebook e di Instagram, ricevendo una risposta negativa dalla prima, e nessuna risposta dalla seconda. Allora ho chiesto aiuto a Marika di @breakfast_and_coffee_, che aveva avuto un problema simile al mio (le erano stati recapitati ottomila follower finti, probabilmente da qualcuno che aveva coscientemente deciso di farle un dispetto). È stata molto comprensiva e mi ha dato due consigli utilissimi: il primo era quello di provare a cambiare l’username per far perdere il link ai bot (strategia che con lei ha funzionato, e che le ha permesso di eliminare manualmente, con infinita pazienza, tutti i seguaci fittizi). Il secondo era quello di consultare i ragazzi di Ninjalitics, che in effetti mi hanno dato un supporto morale e tecnico insostituibile. Ho parlato anche con Lidia di @nonsolofood, che aveva risolto un problema simile al mio impostando per qualche tempo il profilo come privato, e con Federica @rikaformica, che anni fa, essendo stata suggerita da Instagram, aveva guadagnato molti follower inattivi, e aveva messo un freno a questa seccatura facendo pulizia manualmente e raccontando la questione sulle sue stories.

Il fatto è che con me nessuna di queste strategie pareva funzionare. Il cambio di nome (avevo aggiunto un underscore in fondo per qualche ora) non aveva sortito alcun effetto, l’eliminazione manuale dei follower era impensabile perchè continuavano ad arrivare a centinaia al giorno e sarebbe stato come tentare di svuotare il mare con un secchiello.

Perdere la faccia

Per un paio di settimane ho provato ad essere zen: non puoi preoccuparti di qualcosa che non puoi controllare, Marta, devi solo aspettare che le cose si sistemino da sole. Continua a fare il tuo lavoro, a farlo bene, le persone che ti seguono e ti conoscono non smetteranno di apprezzarti per questo. Però…

Però lo so quanto conta l’onestà sui social, quanto è importante per me e per le persone che mi circondano. E per quanto non fosse un peccato che commettevo consapevolmente, anzi l’avrei volentieri evitato, ho iniziato a temere che gli altri se ne accorgessero. Ho iniziato a sentirmi in colpa, a essere preoccupata per i miei clienti e le mie collaborazioni in atto. Quando @ch_ecco, bravo ragazzo e ottimo food blogger, in assoluta buona fede mi ha chiesto “Marta, che succede ai tuoi follower?” ho cominciato davvero a riflettere (e a disperarmi).

Quanto il mio lavoro e la mia credibilità dipendono dalla mia community? Quanto quei numeri sul mio profilo garantiscono la mia professionalità e le mie capacità? Senza la mia pagina sono sempre io, o non sono nulla? Certo, Instagram è solo un mezzo, un contenitore, ma quanto questo contenitore dà valore al contenuto? Se le mie competenze sono rinchiuse in una casa coi vetri rotti e deformanti rimangono le stesse o diventano irriconoscibili?

Ho pensato seriamente (e ne sono ancora convinta) di aver sbagliato ad affidare tutta la mia comunicazione a uno strumento che non solo non mi appartiene, ma sul quale non ho sostanzialmente nessun controllo. Tra i propositi per il nuovo anno ci sarà sicuramente quello di continuare a lavorare per costruirmi un sito ben fatto e professionale, di potenziare la newsletter, di terminare i lavori nello studio per organizzare eventi live, workshop e momenti di incontro veri, tangibili, offline.

Il lieto fine

A un certo punto della scorsa settimana mi sono ammalata, ho preso una tracheite abbastanza brutta, che mi ha costretto a due giorni di riposo sotto antibiotico. Probabilmente è stata l’immobilità forzata che mi ha costretta a ragionare e mi ha suggerito la soluzione.

Se il problema era partito dal profilo di Instagram, forse il profilo di Instagram poteva risolverlo. Così ho scritto alla persona che mi aveva contattata per propormi il repost, che con estrema gentilezza mi ha risposto, sintetizzando: “Ehi, grazie per avermelo detto, capita a volte con le persone che repostiamo ed è dovuto al fatto che Instagram ti segue. Ora proviamo a toglierti il follow così vediamo cosa succede”.risposta_instagram.PNG

Ha funzionato. Instagram ha smesso di seguirmi e i follower hanno smesso immediatamente di arrivare. Evidentemente qualcuno ha impostato un bot (o numerosi bot) sulla lista dei profili seguiti da @instagram, che a quanto pare non ha modo di evitarlo. Dev’essere per questo che la pagina segue un numero ridicolo di persone, appena 210, per non dare il problema a troppi utenti.

Meglio perderli

Immagino possa sembrare abbastanza ironico a chi non è passato attraverso un’esperienza simile, ma negli ultimi giorni il numero di miei seguaci ha iniziato a scendere drasticamente (tra le caratteristiche tipiche dei bot c’è proprio il fatto che prima o poi smettono di seguire i profili che hanno aggiunto) e io non potrei essere più felice (lo screen è sempre tratto da Ninjalitics, dove potete consultare anche voi i miei insights).follower_persi.png

Ci vorranno settimane, forse mesi, perchè la situazione ritorni normale. Nei ritagli di tempo proverò a rimuoverne qualcuno manualmente (fino a qualche settimana fa non sapevo nemmeno si potesse fare), ma devo dire che ho un problema, sono troppo sentimentale: mi perdo a sfogliare i profili di queste adorabili adolescenti indonesiane, che vanno a scuola tutte vestite uguali e con il velo in testa, e penso “ma se mi avesse seguita veramente?”, oppure finisco per ascoltare i sottofondi musicali delle stories di ragazzotti indiani e mi ritrovo a pensare a quanto questo mondo sia immenso e pieno di suoni, abitudini, sentimenti, usanze che noi non riusciamo nemmeno a immaginare.

La morale della storia

Se questo fosse un racconto tradizionale, come quello del pesciolino d’oro che mi raccontava sempre mia nonna, ne trarrei un insegnamento tipo “a un grande onore corrisponde sempre una vertiginosa caduta” o “ogni incantesimo potente ha un prezzo salato da pagare”.

Invece non credo ci sia davvero una conclusione morale da trarre, ma una cosa l’ho capita: devo lavorare sulle mie competenze e sui miei contatti anche al di fuori di Instagram, che per sua natura è solo il mezzo, e non il fine di quello che faccio. I numeri, per quanto io dica che non sono importanti, parlano del mio pubblico, e il mio pubblico mi definisce molto di più di quanto non pensassi. Mi pare questa la sede migliore, quindi, per ringraziarvi ancora una volta di essere qui e di aver letto le mie parole. Siete preziosi, uno per uno, e vi sono grata.

ritratto marta pavia
martapavia

Instagram-prof
Tutti abbiamo dentro delle storie stupende. Io aiuto a raccontarle con immagini e parole

Previous Post: « Gli hashtag dell’autunno
Next Post: #gioiedinatale 2018: un calendario dell’avvento fatto per creare »

Reader Interactions

Comments

  1. Marika says

    12/11/2018 at 18:03

    Ho letto il tuo post con grande interesse. Apprezzo molto ciò che fai, ciò che scrivi e, relativamente a questa questione di cui parli nel post, ho riflettuto anche io.
    Da un po’ ho blog personale il cui fil rouge è la creatività. Parlo di arte, di Sicilia, di storie e mi piace molto farlo. Ho canalizzato su giallolimoni un salto positivo nella mia vita e, tecnicamente, un master in comunicazione, il mio attuale lavoro e me.
    Sono pochissime le persone che seguono, che ascoltano le mie storie. Utilizzo spesso copy di storie che scrivo, anche con il mio compagno, per le foto di Instagram; i follower aumentano e poi spariscono. I numeri purtroppo hanno un ruolo non indifferente ma la frenesia nel considerali ha declassato Instagram che, come ben dici, è uno strumento.
    Spero di non averti tediata con questa mia considerazione 🙂
    Marika!

    Rispondi
    • Marta Pavia says

      13/11/2018 at 17:03

      Grazie mille Marika per il tuo commento! Concordo assolutamente con te, una comunicazione sana mette in secondo piano i numeri e in primo piano ciò che conta veramente: le storie che raccontiamo. 🙂

      Rispondi
  2. Giulia Robert says

    12/11/2018 at 20:55

    Finalmente riesco a prendermi il tempo per leggere tutto per bene. Come già ti dicevo oggi qualcosa lo avevo intuito, perché guardando (non con ninjalitics, che uso un sacco per lavoro) il tuo profilo ogni volta che ci entravo notavo troppo troppo cambiamento di numeri, che non è mai una cosa buona (quando così in massa).
    Quindi meno male che stanno diminuendo, anche se ci vorrà ancora tempo.. ma sicuramente la cosa che avrei pensato di consigliarti (che è quella con cui sto facendo una testa quadra a scuola e in ogni luogo e in ogni lago) è quella di puntare di più sugli strumenti proprietari (blog e newsletter), perché solo i soli su cui potrai (potremo) sempre contare, anche quando Instagram o Facebook non ci saranno più o si saranno trasformati in chissà cos’altro.
    Per altro questo è un consiglio che do e, come nei proverbi, poi stento a seguire, perché quando si investe tanto su uno o più canali è difficile poi dirsi “vabbè, ma anche meno”.
    E invece, “vabbè, anche meno”, e viva i post e le newsletter, che permettono anche una profondità di indagine delle cose che alle volte scordiamo.
    Comunque io, oltre a rivolgermi a Quelo, avrei anche un’altra soluzione, ma la troviamo insieme sul fondo di un bicchiere, spero più prima che poi 😉

    Rispondi
    • Marta Pavia says

      13/11/2018 at 17:04

      Eh non è facile razzolare bene in questo campo, perchè le cose da fare sono tante e non si riesce a starci dietro! Non vedo l’ora di prevedere con te il futuro attraverso le bollicine dorate di una birra!

      Rispondi
  3. fabiop73 says

    14/11/2018 at 18:52

    Complimenti. Bellissimo resoconto, grazie per averlo condiviso.
    Concordo totalmente con il concetto che sia sbagliato ad affidare tutta la propria comunicazione a uno strumento sul quale non si ha sostanzialmente nessun controllo, anche se molti non se ne rendono conto.
    Ho perso il conto delle volte in cui negli ultimi anni ho dovuto spiegare l’importanza di avere un sito per essere proprietari dei propri contenuti. Quasi nessuno pensa che il tempo speso sui social è dedicato a lavorare per la piattaforma (ma se ti serve per uno scopo e ne sei consapevole è un investimento).
    Spero ti faccia piacere se d’ora in poi inizierò a indirizzare a questo post quelli che più hanno bisogno di una conferma reale di questi concetti.

    Rispondi
    • Marta Pavia says

      15/11/2018 at 01:00

      Ciao Fabio, grazie mille per il tuo commento! Sono contenta di aver dato voce a riflessioni che possono essere utili per gli altri, e sarò molto felice di accogliere i visitatori che indirizzerai qui. 🙂

      Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Primary Sidebar

Eccomi!

ritratto marta pavia

Instagram-prof

Tutti abbiamo dentro delle storie stupende. Io aiuto a raccontarle con immagini e parole.

Mi trovate anche qui

Archivi

  • Marzo 2021
  • Febbraio 2021
  • Novembre 2020
  • Ottobre 2020
  • Settembre 2020
  • Maggio 2020
  • Marzo 2020
  • Gennaio 2020
  • Novembre 2019
  • Ottobre 2019
  • Settembre 2019
  • Maggio 2019
  • Febbraio 2019
  • Gennaio 2019
  • Novembre 2018
  • Ottobre 2018
  • Settembre 2018
  • Luglio 2018
  • Giugno 2018
  • Maggio 2018
  • Aprile 2018
  • Marzo 2018
  • Febbraio 2018
  • Gennaio 2018
  • Dicembre 2017
  • Novembre 2017
  • Ottobre 2017
  • Settembre 2017
  • Agosto 2017
  • Luglio 2017
  • Giugno 2017
  • Maggio 2017
  • Aprile 2017
  • Marzo 2017
  • Febbraio 2017

Tag

autunno (4) flowinitaliano (1) natale (6) primavera (7) torino (1) tutorial (1)

© 2021 Marta Pavia - Instagram prof
Via San Paolo, 6 bis, 10138, Torino (TO) - C.F. PVAMRT86B61F335T - P.IVA 11686310019
PRIVACY POLICY - COOKIE POLICY