Ho una storia da raccontarvi: una storia strana, che comincia bene e finisce bene, ma in mezzo è successo qualcosa che mi ha fatta pensare moltissimo al mio lavoro e al modo in cui tutti noi ci rapportiamo con questi meravigliosi, complicati e anarchici strumenti che sono i social network.
Il repost
Tutto è cominciato quando un mese fa il profilo ufficiale di @instagram ha ripostato una mia foto. Era un sabato qualsiasi, stavo prendendo una tisana con il mio compagno e la mia mamma e SBAM: sono stata travolta da decine, centinaia di notifiche. Se volete vedere la mia faccia qualche secondo dopo la rivelazione l’ho immortalata in una story in evidenza. Nel post qui sotto racconto più o meno com’è andata, compreso il fatto che un dipendente di Instagram, qualche giorno prima, mi avesse avvisata, ma io non ci avessi creduto:
Ovvio che sono stata enormemente felice di aver ricevuto questo riconoscimento, che sta all’instagramer più o meno come una laurea ad honorem sta ad un accademico, e mi ha fatto ancora più piacere l’abbraccio virtuale in cui tutti voi mi avete stretta dopo averlo saputo.
I nuovi follower
Naturalmente dopo il repost sono stata raggiunta da centinaia, anzi migliaia di persone nuove da tutto il mondo. Il profilo stesso di Instagram, con mia immensa soddisfazione, è entrato a far parte dei miei seguaci.
Ho avuto un po’ di ansia al pensiero che così tante persone entrassero a far parte della mia community, e che la maggior parte di esse non parlasse l’italiano (mi devo decidere a imparare l’inglese prima o poi), e le ho messe a tacere preparando una piccola story di presentazione in inglese (piena di strafalcioni, lo so).
Ma quando smettono?
Il fatto è che la valanga di nuovi follower, che avevo previsto si sarebbe esaurita nel giro di qualche giorno, non smetteva di travolgere il mio profilo. Dopo circa una settimana avevo raggiunto la ragguardevole cifra di 31.000 follower, circa 10.000 in più di quelli che avevo al momento del repost. Anche per una persona come me, decisamente poco avvezza ai numeri (come affermo, ironia della sorte, proprio nel post originario che instagram ha riproposto) una tale cifra iniziava ad essere vagamente sospetta.
Questo screenshot è tratto da un sito utilissimo che si chiama Ninjalitics, che vi permette di visualizzare le statistiche pubbliche di qualsiasi profilo Instagram, vostro o di altri (saldo tra followers persi/guadagnati ogni giorno, tasso di engagement, post recenti con le migliori prestazioni). Come potete vedere dopo il repost la crescita è stata esponenziale e quasi incontrollata.
Devo iniziare a preoccuparmi?
Con il passare delle settimane la situazione non accennava a cambiare. “Ti seguono persone nuove, qual è il problema?” mi diceva qualcuno. Il fatto è che i profili di questi nuovi seguaci mi impensierivano un po’: alcuni erano totalmente privi di foto, altri cambiavano drasticamente numero di followers/followings nel giro di pochi minuti, e il 90% proveniva da paesi asiatici nei quali mi sembrava impossibile potesse esistere un tale genuino trasporto verso il profilo di una qualsiasi “instagram-coach” italiana, che conduce le sue giornate fotografando foglie secche, gatti e tasti di pianoforte.
A un certo punto ho maturato una tragica e inconfutabile consapevolezza: erano finti. Almeno una buona percentuale delle persone che iniziavano a seguirmi (a ondate di circa 400-500 al giorno) era composta da profili falsi, hackerati, o appartenenti a persone che stavano facendo uso di bot o di software poco raccomandabili per tentare di aumentare artificialmente la propria popolarità.
Ok, ho l’ansia
Non sono una persona che brilla per razionalità e sangue freddo, ma credo che al mio posto chiunque avrebbe cominciato a preoccuparsi un po’. Non solo il fenomeno non accennava a diminuire, ma io iniziavo a perdermi notifiche importanti, perchè la mia schermata home era costantemente piena di avvisi sui nuovi profili arrivati, tra i quali tutto il resto si perdeva come una goccia nel mare.
Inoltre, la mia percentuale di seguaci italiani, cioè tutte le persone che verosimilmente avevano iniziato a seguirmi con cognizione di causa e per sincero affetto verso il mio lavoro, iniziava ad assottigliarsi sempre di più, passando da un dignitosissimo 83% a un preoccupante 52%, come potete vedere da questi screenshot delle mie statistiche.
Cosa posso farci?
Naturalmente a questo punto ho iniziato a domandarmi come affrontare la questione. Ho scritto all’assistenza di Facebook e di Instagram, ricevendo una risposta negativa dalla prima, e nessuna risposta dalla seconda. Allora ho chiesto aiuto a Marika di @breakfast_and_coffee_, che aveva avuto un problema simile al mio (le erano stati recapitati ottomila follower finti, probabilmente da qualcuno che aveva coscientemente deciso di farle un dispetto). È stata molto comprensiva e mi ha dato due consigli utilissimi: il primo era quello di provare a cambiare l’username per far perdere il link ai bot (strategia che con lei ha funzionato, e che le ha permesso di eliminare manualmente, con infinita pazienza, tutti i seguaci fittizi). Il secondo era quello di consultare i ragazzi di Ninjalitics, che in effetti mi hanno dato un supporto morale e tecnico insostituibile. Ho parlato anche con Lidia di @nonsolofood, che aveva risolto un problema simile al mio impostando per qualche tempo il profilo come privato, e con Federica @rikaformica, che anni fa, essendo stata suggerita da Instagram, aveva guadagnato molti follower inattivi, e aveva messo un freno a questa seccatura facendo pulizia manualmente e raccontando la questione sulle sue stories.
Il fatto è che con me nessuna di queste strategie pareva funzionare. Il cambio di nome (avevo aggiunto un underscore in fondo per qualche ora) non aveva sortito alcun effetto, l’eliminazione manuale dei follower era impensabile perchè continuavano ad arrivare a centinaia al giorno e sarebbe stato come tentare di svuotare il mare con un secchiello.
Perdere la faccia
Per un paio di settimane ho provato ad essere zen: non puoi preoccuparti di qualcosa che non puoi controllare, Marta, devi solo aspettare che le cose si sistemino da sole. Continua a fare il tuo lavoro, a farlo bene, le persone che ti seguono e ti conoscono non smetteranno di apprezzarti per questo. Però…
Però lo so quanto conta l’onestà sui social, quanto è importante per me e per le persone che mi circondano. E per quanto non fosse un peccato che commettevo consapevolmente, anzi l’avrei volentieri evitato, ho iniziato a temere che gli altri se ne accorgessero. Ho iniziato a sentirmi in colpa, a essere preoccupata per i miei clienti e le mie collaborazioni in atto. Quando @ch_ecco, bravo ragazzo e ottimo food blogger, in assoluta buona fede mi ha chiesto “Marta, che succede ai tuoi follower?” ho cominciato davvero a riflettere (e a disperarmi).
Quanto il mio lavoro e la mia credibilità dipendono dalla mia community? Quanto quei numeri sul mio profilo garantiscono la mia professionalità e le mie capacità? Senza la mia pagina sono sempre io, o non sono nulla? Certo, Instagram è solo un mezzo, un contenitore, ma quanto questo contenitore dà valore al contenuto? Se le mie competenze sono rinchiuse in una casa coi vetri rotti e deformanti rimangono le stesse o diventano irriconoscibili?
Ho pensato seriamente (e ne sono ancora convinta) di aver sbagliato ad affidare tutta la mia comunicazione a uno strumento che non solo non mi appartiene, ma sul quale non ho sostanzialmente nessun controllo. Tra i propositi per il nuovo anno ci sarà sicuramente quello di continuare a lavorare per costruirmi un sito ben fatto e professionale, di potenziare la newsletter, di terminare i lavori nello studio per organizzare eventi live, workshop e momenti di incontro veri, tangibili, offline.
Il lieto fine
A un certo punto della scorsa settimana mi sono ammalata, ho preso una tracheite abbastanza brutta, che mi ha costretto a due giorni di riposo sotto antibiotico. Probabilmente è stata l’immobilità forzata che mi ha costretta a ragionare e mi ha suggerito la soluzione.
Se il problema era partito dal profilo di Instagram, forse il profilo di Instagram poteva risolverlo. Così ho scritto alla persona che mi aveva contattata per propormi il repost, che con estrema gentilezza mi ha risposto, sintetizzando: “Ehi, grazie per avermelo detto, capita a volte con le persone che repostiamo ed è dovuto al fatto che Instagram ti segue. Ora proviamo a toglierti il follow così vediamo cosa succede”.
Ha funzionato. Instagram ha smesso di seguirmi e i follower hanno smesso immediatamente di arrivare. Evidentemente qualcuno ha impostato un bot (o numerosi bot) sulla lista dei profili seguiti da @instagram, che a quanto pare non ha modo di evitarlo. Dev’essere per questo che la pagina segue un numero ridicolo di persone, appena 210, per non dare il problema a troppi utenti.
Meglio perderli
Immagino possa sembrare abbastanza ironico a chi non è passato attraverso un’esperienza simile, ma negli ultimi giorni il numero di miei seguaci ha iniziato a scendere drasticamente (tra le caratteristiche tipiche dei bot c’è proprio il fatto che prima o poi smettono di seguire i profili che hanno aggiunto) e io non potrei essere più felice (lo screen è sempre tratto da Ninjalitics, dove potete consultare anche voi i miei insights).
Ci vorranno settimane, forse mesi, perchè la situazione ritorni normale. Nei ritagli di tempo proverò a rimuoverne qualcuno manualmente (fino a qualche settimana fa non sapevo nemmeno si potesse fare), ma devo dire che ho un problema, sono troppo sentimentale: mi perdo a sfogliare i profili di queste adorabili adolescenti indonesiane, che vanno a scuola tutte vestite uguali e con il velo in testa, e penso “ma se mi avesse seguita veramente?”, oppure finisco per ascoltare i sottofondi musicali delle stories di ragazzotti indiani e mi ritrovo a pensare a quanto questo mondo sia immenso e pieno di suoni, abitudini, sentimenti, usanze che noi non riusciamo nemmeno a immaginare.
La morale della storia
Se questo fosse un racconto tradizionale, come quello del pesciolino d’oro che mi raccontava sempre mia nonna, ne trarrei un insegnamento tipo “a un grande onore corrisponde sempre una vertiginosa caduta” o “ogni incantesimo potente ha un prezzo salato da pagare”.
Invece non credo ci sia davvero una conclusione morale da trarre, ma una cosa l’ho capita: devo lavorare sulle mie competenze e sui miei contatti anche al di fuori di Instagram, che per sua natura è solo il mezzo, e non il fine di quello che faccio. I numeri, per quanto io dica che non sono importanti, parlano del mio pubblico, e il mio pubblico mi definisce molto di più di quanto non pensassi. Mi pare questa la sede migliore, quindi, per ringraziarvi ancora una volta di essere qui e di aver letto le mie parole. Siete preziosi, uno per uno, e vi sono grata.

Instagram-prof
Tutti abbiamo dentro delle storie stupende. Io aiuto a raccontarle con immagini e parole
Ho letto il tuo post con grande interesse. Apprezzo molto ciò che fai, ciò che scrivi e, relativamente a questa questione di cui parli nel post, ho riflettuto anche io.
Da un po’ ho blog personale il cui fil rouge è la creatività. Parlo di arte, di Sicilia, di storie e mi piace molto farlo. Ho canalizzato su giallolimoni un salto positivo nella mia vita e, tecnicamente, un master in comunicazione, il mio attuale lavoro e me.
Sono pochissime le persone che seguono, che ascoltano le mie storie. Utilizzo spesso copy di storie che scrivo, anche con il mio compagno, per le foto di Instagram; i follower aumentano e poi spariscono. I numeri purtroppo hanno un ruolo non indifferente ma la frenesia nel considerali ha declassato Instagram che, come ben dici, è uno strumento.
Spero di non averti tediata con questa mia considerazione 🙂
Marika!
Grazie mille Marika per il tuo commento! Concordo assolutamente con te, una comunicazione sana mette in secondo piano i numeri e in primo piano ciò che conta veramente: le storie che raccontiamo. 🙂
Finalmente riesco a prendermi il tempo per leggere tutto per bene. Come già ti dicevo oggi qualcosa lo avevo intuito, perché guardando (non con ninjalitics, che uso un sacco per lavoro) il tuo profilo ogni volta che ci entravo notavo troppo troppo cambiamento di numeri, che non è mai una cosa buona (quando così in massa).
Quindi meno male che stanno diminuendo, anche se ci vorrà ancora tempo.. ma sicuramente la cosa che avrei pensato di consigliarti (che è quella con cui sto facendo una testa quadra a scuola e in ogni luogo e in ogni lago) è quella di puntare di più sugli strumenti proprietari (blog e newsletter), perché solo i soli su cui potrai (potremo) sempre contare, anche quando Instagram o Facebook non ci saranno più o si saranno trasformati in chissà cos’altro.
Per altro questo è un consiglio che do e, come nei proverbi, poi stento a seguire, perché quando si investe tanto su uno o più canali è difficile poi dirsi “vabbè, ma anche meno”.
E invece, “vabbè, anche meno”, e viva i post e le newsletter, che permettono anche una profondità di indagine delle cose che alle volte scordiamo.
Comunque io, oltre a rivolgermi a Quelo, avrei anche un’altra soluzione, ma la troviamo insieme sul fondo di un bicchiere, spero più prima che poi 😉
Eh non è facile razzolare bene in questo campo, perchè le cose da fare sono tante e non si riesce a starci dietro! Non vedo l’ora di prevedere con te il futuro attraverso le bollicine dorate di una birra!
Complimenti. Bellissimo resoconto, grazie per averlo condiviso.
Concordo totalmente con il concetto che sia sbagliato ad affidare tutta la propria comunicazione a uno strumento sul quale non si ha sostanzialmente nessun controllo, anche se molti non se ne rendono conto.
Ho perso il conto delle volte in cui negli ultimi anni ho dovuto spiegare l’importanza di avere un sito per essere proprietari dei propri contenuti. Quasi nessuno pensa che il tempo speso sui social è dedicato a lavorare per la piattaforma (ma se ti serve per uno scopo e ne sei consapevole è un investimento).
Spero ti faccia piacere se d’ora in poi inizierò a indirizzare a questo post quelli che più hanno bisogno di una conferma reale di questi concetti.
Ciao Fabio, grazie mille per il tuo commento! Sono contenta di aver dato voce a riflessioni che possono essere utili per gli altri, e sarò molto felice di accogliere i visitatori che indirizzerai qui. 🙂