Instagram post 2196740741179610663_6421358 Nonostante mi sforzi costantemente di non essere cinica mi ritrovo, in questo periodo dell’anno, con un po’ d’ansia. Il Black Friday, il cyber monday, i regali di Natale, i saldi. Un copione da piccoli consumatori entusiasti da recitare senza discutere.
Così, mi sono buttata sul mio rimedio anti-ansia preferito, che non è il cioccolato (ok, anche), ma il dizionario etimologico. Ho scoperto che il verbo comprare è una sincope, cioè un “concentrato” del latino COMPARARE, che naturalmente voleva dire fare un confronto tra l’oggetto venduto e il corrispettivo necessario per acquistarlo.
✨
E se provassimo a recuperare l’anima della parola, e a mettere in relazione il fascino della pubblicità con i nostri reali bisogni? A confrontare la
giostra frenetica del mercato con ciò che ci serve davvero? A comparare il prodotto con i nostri profondi desideri? 
#lowcostemotion #gioiedinatale
Instagram post 2196034869461528450_6421358 C’era una studentessa con le spalle cariche di ricci e di sogni. Un peso leggero, che però a tratti si faceva incomprensibilmente pesante. Lei aveva paura. Una paura viscerale, insensata, che arrivava senza preavviso e chiudeva a chiave lo stomaco e i pensieri. Evitava alcune cose: vivere da sola, prendere il tram, fare lunghi viaggi, recarsi in luoghi sconosciuti, prendere freddo, frequentare persone nuove. Per passare il tempo, cucinava dolci e caricava le foto su un sito appena nato, dove si erano iscritti una manciata di amici: Facebook.
✨
Ma la vita non prevede pause troppo lunghe tra un giro di valzer e l’altro, e così lei si è trovata, per i suoi studi, a dover svolgere una ricerca sul campo. Doveva studiare un curioso strumento musicale della tradizione piemontese, costruito con il guscio di una zucca essiccata [esiste ancora, e nelle stories potete ascoltarne il suono]. Il tutto prevedeva spostamenti, cappotti e guanti, registratori, telecamere puntate su volti sconosciuti. Viaggi. Persone.
Così, sostenuta dalle braccia e dai cuori grandi dei suoi genitori e del suo compagno [@dario.mimmo, sempre tu ❤️] l’ha fatto. Ha indossato il cappotto, imbracciato la telecamera ed è uscita nell’aria fredda di fine inverno. Il corpo esile, i capelli lunghissimi e la carnagione bianca come la luna sui colli del Monferrato.
✨
Un paio d’anni dopo, la paura era lontana. Gli occhi e le orecchie si erano riempiti di luoghi, musica e parole. Il cuore, di persone. La vita non era diventata più facile, solo più affrontabile, come è normale che sia. La ragazza aveva un telefono nuovo fiammante, una scatoletta bianca con un grosso schermo, e si stava iscrivendo a un nuovo social network, scoperto da poco. Riviveva la sua vita recente pensando a un nickname che raccontasse a fondo la sua storia. Ha riletto un post pubblicato su Facebook qualche tempo prima, che ritraeva una torta bruttina ma preparata col cuore, e l’ha trovato. Zuccaviolina. L’inizio di un altro incredibile viaggio.
#ilmionomequi #gioiedinatale
Instagram post 2195290502295787625_6421358 Sono stata una bambina lenta. Sempre l’ultima a finire di fare la cartella, mentre i compagni scalpitavano per uscire dall’aula, già in fila per due.
Sono stata un’adolescente indietro coi compiti, che passava le serate in pigiama alla scrivania e sbadigliava sulle versioni di greco. Sono stata un’universitaria appassionata e perennemente fuori corso, che capiva di aver studiato meno di metà del programma (benissimo, però!) a una settimana dall’esame.
Lenta. Follemente innamorata di ogni cosa che faccio, ma lenta. A volte in modo così estenuante che fatico davvero a perdonami.
Ma l’ho già detto qualche post fa e lo ribadisco ora: dicembre è il mese della quiete. Il momento ideale per rivendicare il sacrosanto diritto alla lentezza. 🐌 
#facciamocherallentiamo #gioiedinatale
Instagram post 2194519514427894271_6421358 Quando ero bambina, io e mio papà iniziavamo a progettare il presepe d’estate, passeggiando sulle spiagge del Lazio. Non è così strano, quindi, che la foto più sfacciatamente natalizia che ho scattato quest’anno risalga ad agosto. Questo posto favoloso è @_azur_mountain, e si trova in un bosco di pini marittimi tra Cannes e Antibes [trovate altri scatti in un mio post del 10 agosto].
✨
e comunque, io #hoquestacosacolnatale tutto l’anno
🙈 #gioiedinatale #feliceadesso
Instagram post 2193783968772581132_6421358 [Scorrete per vedere il prima ➡️]
Appena tornata dal mio workshop di fotoritocco da @zandegu_ ho pensato di pubblicare, per l’hashtag #moodofmywindow, un post un po’ diverso dal solito. Avete presente quelle foto che a prima vista sembrano irrecuperabili perché sono piene di errori e difetti? Quasi sempre si possono salvare!
Questa non era un caso facilissimo. 🙈 Che operazioni ho fatto secondo voi per ritoccarla? 
Provate a indovinare, e poi guardate le stories, dove vi spiego tutti passaggi ✨
#gioiedinatale
Instagram post 2193119365231043027_6421358 Eccomi qua, seminascosta dai ricci, alla fine di una giornata intensa che mi ha lasciata senza energie. 
Mi resta però la forza di dirvi un grosso grazie per i frammenti di vita che state condividendo con me in questi giorni per #gioiedinatale. Mi sento fortunata, onorata, privilegiata. ✨ #selfiesforintroverts
Instagram post 2192435605406474136_6421358 Gli autisti del pullman che si salutano all’incrocio. Il ragazzo che sorride a un cane per strada. L’adolescente con i capelli blu e le toppe dei gruppi metal sullo zaino. Il tizio barbuto che cammina con una valigetta rosa. Il passante distinto che ascolta la musica in cuffia. L’uomo che cede il posto sul tram (“prego” “ma no, stia” “si figuri, scendo tra poco”).
Il bambino con le stelle sul berretto che si sporge dal passeggino. Il giovane carico di buste che raggiunge i bidoni della differenziata. Il signore che parla al telefono tenendo la borsa della spesa,  e pare stia conversando con un mazzo di costine. La ragazza col velo che beve da una borraccia di metallo rossa.
Ognuno di noi #seminailbello, è evidente.  Ad ogni passo. ✨ #gioiedinatale
Instagram post 2191685591666693583_6421358 Avevamo una stufa. Una di quelle vecchie, che chiamano anche “putagè”. Aveva una superficie ampia, pensata per cucinare, con una serie di cerchi concentrici che si potevano aprire per cucinare o per gettare qualcosa in fretta tra le fiamme. Spesso mettevamo le bucce di mandarino sopra il piano rovente, e la casa si riempiva di un profumo inebriante. Profumo d’inverno.
Si manovrava tutto con una bacchetta di metallo dalla punta ricurva. Avevo imparato a svolgere con quello strumento qualsiasi operazione: alzare i cerchi, ravvivare il fuoco, perfino aprire lo sportello senza toccare la maniglia ustionante. Sopra il tubo che andava alla canna fumaria c’erano una serie di supporti estraibili per appenderci gli strofinacci bagnati oppure, nei giorni migliori, i guanti e i berretti fradici di neve.
D’autunno, quando cominciavamo ad accenderla, mi sedevo lì accanto a leggere racconti fantasy. Per la verità rileggevo ogni anno almeno un libro della stessa saga, “Il risveglio delle tenebre”, di Susan Cooper. Si sposava troppo bene con il primo freddo e con l’odore di mandarino. Se mi concentro su quel momento mi viene in mente anche il sapore dei novellini pucciati nella cioccolata calda, quella che si faceva con la polverina, che ti faceva sentire trendy come i ragazzi della tv.
Comunque, qualche anno dopo, è arrivato Harry Potter e gli autunni successivi li ho trascorsi sempre lì, ma in sua compagnia. 
Lo ammetto, stasera ho nostalgia di quella ragazzina seduta in cucina, con una guancia bollente, che si sentiva nel posto più sicuro al mondo. Che si concedeva di credere a tutte le storie, perfino a quelle raccontate dalla pubblicità. ☕️📚 #raccontatisempre #gioiedinatale
Instagram post 2190927442572127276_6421358 Ho iniziato ad andare a prendere il tram al capolinea, perché posso sedermi dentro al caldo nell’attesa che parta. Il percorso mi fa arrivare qualche minuto dopo, ma va bene così. 
Ho iniziato a lavorare dal divano con una coperta addosso, quando ho freddo. Non ho l’aspetto da freelance glamour e combattiva, ma va bene così.
È bellissima, non fraintendetemi, quella storia di rompere i confini della comfort zone, alzarsi dal divano e conquistare il mondo. Semplicemente, dicembre non è il mese adatto. Dicembre è il mese della quiete, della penombra e dell’indulgenza. 💛
#thequietwinter #gioiedinatale #feliceadesso
Instagram post 2190208375850027749_6421358 Amo gli errori, specie quelli di ortografia. Amo gli adolescenti che fanno i video su TikTok. Amo le canzoni superficiali, la voce metallica della musica trap, le risate finte nei vecchi film. Amo i particolari che non capisco perché mi costringono alla più potente delle azioni: imparare. Mi piace chi è insicuro, mi piace chi ha paura, mi piace pure chi compra i follower perché si sente inadatto (giuro!). Amo meravigliarmi, restare spiazzata, a volte amo perfino che abbiano ragione gli altri.
Daniel Pennac dice che la curiosità è il rimedio più potente contro la paura. 
Avere molte domande, aggiungo io, è sempre meglio che avere molte risposte. #vivodiparticolari #gioiedinatale #feliceadesso
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Marta Pavia

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storie · 20/05/2019

La favola rom di Kale yak “Bello sguardo”

Una ragazza su Instagram mi ha regalato questa storia. “Non so se qualcuno l’abbia mai scritta da qualche parte, essendo la tradizione rom prettamente orale”, ha premesso in direct. E in effetti è così: l’ho cercata su Google e non l’ho trovata. Nel nostro mondo iperconnesso mi mette moltissima speranza che esistano ancora racconti che risuonano solo nelle cucine delle nonne, nel tardo pomeriggio, accanto alla stufa. Mi sono sentita perfino un po’ in colpa, lo ammetto, a pubblicarla qui sul blog, ma ho chiesto il permesso e Morena me l’ha accordato.

ritratto di Morena

Prima di cominciare il racconto vorrei dirvi qualcosa su di lei. Morena ha ventitrè anni, è nata a Ferrara e studia Lingue a Bologna. Ed è di origine rom. Per la verità in parte rom e in parte sinta, perchè la sua famiglia ha contemporaneamente radici italiane, balcaniche e russe. Ci siamo scritte su Instagram in un giorno in cui le notizie di cronaca, purtroppo, facevano apparire l’Italia un paese tutt’altro che civile.

Lei nella vita vuole scrivere, lo fa già benissimo sul suo profilo Instagram e da pochissimi giorni sul suo blog. Vi consiglio di leggere il bellissimo post in cui accenna alla storia di sua nonna, che fuggì ventenne con un giovane giostraio (suo nonno, che vedete nello screenshot qui sotto) con cui ebbe un figlio (suo padre).

IMG_2844

Nell’esperienza di Morena ci sono giostre, kampine (cioè roulotte) e circhi, così come in quella di moltissimi rom e sinti cittadini italiani, ma anche social network, viaggi, università, sogni. Come è ovvio che sia.

Oggi per moltissimi rom, specie quelli di origine balcanica, è la festa di San Giorgio (Ederlezi), quindi mi è sembrato un giorno particolarmente indicato per condividere con voi a questa bellissima favola, che Morena mi ha riportato con le esatte parole che trovate qui sotto.

È una storia che parla di amore puro, integrazione, accoglienza, e sapete bene quanto me quanto oggi ce ne sia bisogno. Prima di lasciare spazio al racconto cito ancora una frase, a quanto pare tipica del nonno di Morena, che mi porterò per sempre nel cuore: “prima o poi la bellezza ci salverà tutti“.

kale_yak_bello_sguardo_rom_zuccaviolina1.jpg

Ci fu e non ci fu (tutte le favole rom iniziano così) una giovane donna, Jasmina, che perse il suo unico figlio ancora in fasce a causa di una carestia. Il dolore era tanto che la madre pregò la fata Mautìa di farla diventare nuovamente madre. La fata Mautìa accettò, a patto però, che Jasmina superasse una serie di prove, senza però specificare quali.

Jasmina accettò e dopo qualche giorno alla sua carovana arrivò un uomo gagio (non rom) ferito. Tutti gli altri rom lo volevano scacciare essendo lui non rom, ma Jasmina lo curò. L’uomo quindi, guarito, se ne andò ringraziando.

Passarono i giorni e Jasmina si imbatté in una vecchia mendicante vestita di stracci che le chiese una tazza di caffè e un po’ di pane. Jasmina aveva poco caffè e poco pane ma se ne privò per ristorare la vecchia mendicante.

Passarono altri giorni e Jasmina incontrò due ragazzini rom senza camicia così, d’accordo col marito, intagliò da vecchi cappelli nuovi abiti per tenerli al caldo dall’inverno.

La stessa notte, Jasmina incontrò una bambina gagia che si era persa nel bosco e intrecciò rose ai suoi capelli per proteggerla dagli spiriti della notte e le coprì i piedini scalzi con due stracci perché la luna non le imbiancasse i capelli. Poi l’accompagnò al paese vicino, nonostante tutti i rom che si rispettino abbiano paura del buio. Trovò la famiglia della bambina, lasciò loro la figlia e se ne andò tra mille ringraziamenti.

Mentre tornava, guardò la luna piena e le apparse Mautìa. Le disse che tutte le persone in difficoltà che aveva incontrato erano state mandate da lei per scoprire se Jasmina avesse un buon cuore, un cuore talmente grande da farci stare tutti i bambini del mondo. Le prove erano superate perché Jasmina aveva agito non sapendo che erano prove e quindi in modo disinteressato, aveva fatto del bene soltanto perché era ‘umana’ e buona. Così da allora divenne la madre di tutti i bambini del mondo e ogni notte vola di carovana in carovana per proteggerli e benedirli.

Questo per dire che chiunque sia umano non può esimersi dal compiere buone azioni verso gli altri esseri umani, siano essi rom o non rom, italiani o stranieri perché tutti siamo figli della stessa madre, tutti siamo fratelli. ❤️

Ah e “bello sguardo” perché? Da allora Jasmina viene chiamata così, non tanto per la bellezza fisica dei suoi occhi ma per la sua facoltà di vedere l’umanità anche quando fa più paura e sembra più lontana da ciò che siamo, da noi.

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